IL CONFINE MARITTIMO ISRAELO-LIBANESE NEL QUADRO DELLE RISORSE ENERGETICHE DEL MEDITERRANEO ORIENTALE
Fonte di nuove tensioni o di nuove opportunità? Occasioni mancate e possibili sviluppi
Di Paolo Sandalli
Ammiraglio di Squadra (in ausiliaria) della Marina Militare Italiana e già Comandante dal 27 Novembre 2009 al 2 Settembte 2010 della Forza Marittima delle Nazioni Unite in Libano (Unifil Maritime Task Force)
Quando il premier libanese Fouad Siniora, chiese il 6 settembre 2006 al Segretario Generale delle N.U. Kofi Annan che la risoluzione n. 1701, intesa a stabilizzare la situazione al termine di quella che viene chiamata Seconda Guerra Israelo-Libanese, fosse irrobustita con la previsione di una componente marittima internazionale che, susseguentemente al rilascio del blocco navale israeliano posto per 58 giorni ai porti libanesi, presidiasse gli spazi e gli accessi marittimi del paese e preparasse al contempo la sua Marina a svolgere in autonomia tale compito, prese una decisione di portata storica e di altissima lungimiranza che pochi colsero a quel tempo e che avrebbe potuto portare a risultati anche superiori se le intrinseche capacità politico-diplomatiche delle forze navali fossero state sfruttate meglio e molte buone occasioni non fossero andate perse.