Italia, il totem girevole della legalità

di Leonardo Manzari


Nel Paese che ha ereditato la modernità culturale ed identitaria dei Comuni, delle Signorie e delle corporazioni, le differenze territoriali che degenerano o sono già degenerate verso squilibri consolidati….tanto da farli sembrare irreversibili…spesso appaiono più una causa che una conseguenza dei tanti decenni di politiche centripete imposte dall’alto o di tendenze localistiche e populiste mal indirizzate, se non in malafede.


Nell’Italia alla ricerca della classe dirigente perduta, diventa cosi più facile richiamare cittadini, comunità locali, categorie di operatori economici alla cultura della legalità……ma a ben guardare, oggi la maggior fonte d’illegalità rimane lo Stato e la Pubblica Amministrazione.
Esse, incapaci di far prevalere l’interesse collettivo e pubblico, spesso cedono alle pressioni di gruppi d’interesse, i più vari, ma ormai la pazienza e la tolleranza del cittadino comune sono allo stremo. E possono evolvere nella reazione violenta (scenario oggi poco verosimile), oppure nell’indifferenza e mancanza di fiducia nel futuro prossimo venturo. A tutto vantaggio di chi scommette sullo sfaldamento del Paese.
Un sistema fiscale che richiede a novembre l’anticipo del 100% delle imposte sui redditi d’impresa dell’anno a venire, applicando penali ed interessi implacabili, in caso di “ritardo” nel pagamento dell’anticipo(!!!!!!); il primato nell’adozione di lavoro precario nei ministeri, nelle provincie e nei vari ambiti della P.A.; lo scandalo delle scuole e degli uffici pubblici non a norma…..; il mancato rispetto dei criteri minimi di igiene pubblica in materia di raccolta, gestione e smaltimento di rifiuti…..; la scarsissima attenzione ai diritti degli utenti ed alla trasparenza delle condizioni contrattuali, in tema di trasporto pubblico; la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, per aggirare ed esimersi dai doveri istituzionali dello Stato e farne invece un formidabile strumento di finanziamento per circoli di corruzione e criminalità; la ritirata dello Stato rispetto alla definizione di obiettivi, priorità, programmi di sviluppo a livello nazionale ed anche per i territori, evitando che le Regioni più forti acquisiscano un ruolo esorbitante rispetto all’interesse nazionale, che si crei competizione tra di esse, con inevitabile sprechi e duplicazioni nel dispendio di risorse pubbliche; l’esenzione dall’obbligo di ricevuta fiscale per alcuni concessionari dello Stato, nella gestione d’infrastrutture strategiche; lo scandalo dell’immigrazione clandestina di massa (ed il business dell’emergenza) in concomitanza con lo spopolamento d’interi territori interni bisognosi solo di essere rimessi in operatività, attraverso braccia, menti, imprenditorialità, famiglie, servizi essenziali….…….e la lista potrebbe continuare per pagine ed interi volumi….
Ma piuttosto che mettere in pratica delle soluzioni, si preferisce “mettere la testa sotto la sabbia” e “fare la morale” ai cittadini:
-definendo “bamboccioni” una generazione di giovani ai quali non si sta offrendo alcun futuro d’inserimento, integrazione, sviluppo della persona e delle sue aspettative di costruirsi un percorso di vita;
-condannando fenomeni di sottocultura e arretratezza come i famosi “inchini” sotto la casa dei boss, nel corso delle processioni religiose al sud, senza considerare che questi bellimbusti sono semplicemente il prodotto dell’abbandono del territorio a sé stesso, all’abdicazione dello Stato dal proprio ruolo (con la chiusura di scuole, ospedali, presidi di ordine pubblico, negazione d’investimenti in infrastrutture strategiche, ecc. ecc.) ed all’inevitabile “riempimento del vuoto” da parte di chi ritiene di poter offrire dei servizi, ispirati alla logica della sopraffazione.
Grazie a questa ritirata dello Stato, le organizzazioni mafiose, da bande di delinquenti comuni sono potute diventare multinazionali del crimine.
-additando in maniera generalizzata i pubblici impiegati come fannulloni ed assenteisti….;
-“marchiando” piccoli imprenditori e liberi professionisti come evasori incalliti, senza comprendere l’urgenza di una riforma fiscale che diventi strumento di competitività, piuttosto che di depauperazione dei patrimoni aziendali e personali.

Entrare nel merito delle problematiche, le cause, i meccanismi, circoli viziosi e virtuosi, ipotizzare soluzioni d’emergenza e di medio periodo, ecc.
Questo è ciò che gli italiani si aspettano da chi amministra e da chi governa il Paese, a tutti i livelli. Non che gli si rinfacci le responsabilità delle inefficienze di cui essi stessi subiscono gli effetti…..come con un totem girevole…….
Si, ma come fare? Forse favorendo la crescita di una classe dirigente all’altezza del Paese e ben distribuita sul territorio, introducendo meccanismi di selezione basati sul merito, ottimizzando le esperienze di collegamento consentendo tra il sistema educativo e quello del lavoro, valorizzando le conoscenze dei più anziani nella trasmissione di esperienze ai giovani, consentendo un più agevole accesso alle posizioni ed alle figure professionali da parte di chi si affaccia al mondo del lavoro, offrendo servizi pubblici evoluti e di facile fruizione, creando insomma un ambiente attrattivo per fare impresa, per crescere professionalmente, per investire nel proprio domani, limitando quindi la fuga senza ritorno dei giovani dal profilo educativo medio ed alto.

2018-01-05T22:40:33+00:005 Gennaio, 2018|0 Comments

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